mercoledì 3 dicembre 2014

Un film da non perdere

     Ieri ho potuto vedere il film “MENO MALE E’ LUNEDI’”, di Filippo Vendemmiati, sull’esperienza di lavoro presso le carceri Dozza di Bologna. E’ un film molto bello, anche sul piano artistico ed espressivo. Non sono un esperto ma da spettatore ho apprezzato il senso della misura con cui viene rappresentato un luogo “oppressivo” come il carcere; la scelta delle musiche che fanno pensare più alla pace e all'isolamento dei conventi che alla mancanza di libertà di una prigione; la spontaneità dei dialoghi e degli interpreti che testimoniano la tristezza, la sofferenza ma anche le speranze legate a quella nuova esperienza di lavoro che si sta svolgendo al di là del lugubre corridoio sotterraneo che dal carcere porta all’officina. Da un lato la segregazione dove il tempo è senza dimensione, le ore e i giorni sempre uguali, dall'altra il lavoro, le sue regole, l'attenzione e la puntualità che richiede.
Soprattutto il film non racconta, mette in scena: i protagonisti di quell'esperienza nella loro quotidianità fanno capire sia il loro triste passato che la luce aperta dall'attività che stanno svolgendo. 
Rispetto ad altre esperienze di lavoro in carcere (troppo poche, per la verità), quella di Bologna si distingue perché si tratta di un lavoro qualificato (che prevede addestramento e controllo continui) e pagato in maniera regolare con un contratto. Non è decentramento di mansioni povere, sono commesse affidate a una società che si costituisce appositamente per produrre particolari, montare e collaudare macchine automatiche: non si può sbagliare, non si può tirare via. Se si sbaglia si smonta e si ricomincia fino a raggiungere la perfezione micrometrica necessaria.
Accanto ai carcerati che intraprendono questa esperienza come se stessero uscendo dalla loro condizione di detenuti, l'altro protagonista di grande rilievo del film sono i tutor: operai specializzati in pensione che preferiscono alzarsi presto e andare ad insegnare il loro lavoro in carcere piuttosto che "andare al bar a prendere un caffè con gli amici".
"Meno male è lunedì" trasmette a chi lo vede molti messaggi forti sulla fragilità della vita delle persone, sul senso di umanità che esiste al di là di qualsiasi differenza sociale e di status. 
I messaggi più potenti sono quelli relativi al valore del lavoro. Alla capacità del lavoro, se ricco di competenze, di mutare le condizioni di esistenza delle persone, il loro atteggiamento nei confronti di se stessi e degli altri. E alla necessità di trasferire le competenze del lavoro tra le generazioni e le persone, perché non sono fredde conoscenze tecniche ma capacità organizzative e relazionali. Il saper fare insieme diviene regola e fine del vivere in comunità, si potrebbe dire.
Quando uno dei carcerati racconta che un tempo disprezzava il lavoro operaio perché lui in un minuto guadagnava dieci volte più di quelli che andavano a lavorare in fabbrica e che ora è fiero di quello che ha appreso e che sa fare, spiega più di molte fumose sociologie sul superamento del concetto di lavoro. Quando uno dei tutor dice: "se dovessi incontrarli per strada li porterei a pranzo in trattoria" spiega che una barriera si è già rotta: che il reinserimento sociale è avvenuto prima che quelle persone escano dal carcere.
Il film "Meno male è lunedì" è da non perdere, l'esperienza della Dozza sarebbe da replicare.


  

Nessun commento:

Posta un commento