mercoledì 24 dicembre 2014

Fuori luogo nel PD?

     
      Una strana giornata.
      Venerdì scorso ho partecipato a 2 dibattiti: la mattina a Torino con l’Anaao (il sindacato dei medici, per intenderci), il pomeriggio a Roma con il PD (il mio partito, per intenderci). A Torino si parlava di come cambiano i “Luoghi della salute”. Non è la mia materia specifica ma, da sindaco, ho preso parte (complice convinto) alla chiusura di un paio di ospedali e all’apertura di quello nuovo di Ferrara-Cona. E avevo qualcosa da dire di preciso sulla necessità di riorganizzare il sistema ospedaliero italiano (ovunque) per garantire standard accettabili sia per l’assistenza sociale, che per le cure primarie e le acuzie. Penso di essermela cavata benino e debbo dire che mi sono sentito molto ben accolto. Malgrado l’aver detto dal palco (a scanso di equivoci) “sono un sindacalista della Cgil nazionale”, sono stati tutti molto gentili e, mi è parso, interessati.
     Il pomeriggio, in un bel teatro romano in centro (Teatro de’ Servi) mi avevano invitato a parlare del “futuro prossimo dell’Europa” assieme al Presidente Zingaretti, a Fabrizio Barca del Mef e al deputato europeo PD Roberto Gualtieri. Nemmeno questa è esattamente la mia materia, anche se da cittadino e da sindacalista mi sono fatto qualche opinione in proposito. Per prepararmi ho parlato a lungo con Fausto Durante, il responsabile del “Segretariato Europa” della Cgil che frequenta più Bruxelles di Roma. Ho discusso con lui dei limiti della politica economica europea, di quelli di funzionamento dell’Unione, dei difetti di democrazia esistenti, di quello che bisognerebbe fare per un’Europa migliore e  più condivisa dai suoi cittadini. Ma mi sono trovato in un ambiente completamente distonico.
    Il Presidente Zingaretti ha descritto le cose importanti che ha fatto e sta facendo la Regione Lazio sotto la sua presidenza malgrado le difficoltà passate e presenti. Lo ha fatto in modo così convincente che io, da emiliano, con un neo presidente di regione eletto dalla minoranza dei cittadini, mi sono sentito un po’ a disagio: come se venissi da una Regione ferma e arretrata rispetto a quanto si sta facendo nel Lazio.
    Zingaretti (da ex parlamentare europeo) ha poi spiegato cosa è necessario fare e innovare in Europa, tenendo insieme, mi è parso di capire, innovazione delle politiche e modifica dei trattati.
    Dopo di lui è toccato a me. Avevo un lungo elenco delle cose che non vanno in Europa e che la allontanano dai cittadini ma ho preferito non esporlo se non dicendo che la politica economica europea è sbagliata, che persino gli Usa ci accusano di essere troppo attenti ai conti pubblici e di ostacolare la ripresa economica e la creazione di posti di lavoro. Credo di essere stato l’unico della serata a usare la parola “lavoro”. Tutti gli altri hanno spiegato che il semestre italiano ha ormai cambiato la politica europea grazie all’azione di Renzi e al successo elettorale del PD da lui guidato. L’eurodeputato PD Gualtieri ha persino spiegato che ormai il “fiscal compact in Europa non esiste più ed è stato sostituito dal criterio della flessibilità” grazie all’azione del PD.
    Io non credevo alle mie orecchie e mi sentivo sempre più a disagio: sempre più ospite a casa d’altri piuttosto che non partecipante a un dibattito del mio partito.
    Ho continuato dicendo che le arretratezze italiane (i bisogni veri di innovazione, dal territorio, all’energia, dall’antisismica al ciclo dei rifiuti, dal trasporto pubblico locale alla riforma vera della pubblica amministrazione, dalla scuola alla sicurezza) non le risolverà l’Europa senza un indirizzo e degli investimenti mirati del Governo italiano. Credo di essere stato l’unico anche a ricordare che se si precarizza il lavoro non ripartono gli investimenti e non aumenta la qualità della produzione.
    Solo Fabrizio Barca, più per senso di ospitalità che per convinzione, mi è parso, ha cercato di tenere insieme i due punti di vista presenti (quello trionfalistico di tutti e il mio più critico) sostenendo che l’azione politica del PD può cambiare le politiche europee se tutto il PD sosterrà l’azione innovatrice del nostro Governo. Io non credo nemmeno a questo ma ho evitato di dirlo. Sempre più mi sono sentito come un ospite che non può dire, in casa d’altri, che il cibo servito era molto elaborato solo per mascherare i piatti di sempre. E mi è venuto in mente quando gli operai alla mensa della Montedison dicevano per scherzo “Pesce veloce del Baltico in salsa di mais”, per dire “Baccalà con polenta”.
    Quando l’eurodeputato Gualtieri ha richiamato, nell’entusiasmo di quanto stanno facendo per il progresso i vari organi comunitari, il fatto che esiste una frattura tra istituzioni comunitarie e cittadini europei, sono stato a un passo da interromperlo dalla sala  per dire che quando c’è una frattura tra istituzioni e cittadini le possibilità sono sempre e solo due, in Europa e in Italia: o i cittadini non conoscono ciò che le istituzioni fanno o i cittadini pensano che le istituzioni raccontano frottole… In ogni caso non si può dare la responsabilità della frattura ai cittadini.
   Non l’ho interrotto dalla sala perché gli ospiti debbono attenersi almeno alle regole (europee) di bon ton.
   Una strana giornata: a proprio agio in casa d’altri il mattino, a disagio a casa propria il pomeriggio. Ma tant'è: è Natale e conviene essere buoni.

   

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